Uso delle gemme nel Sacro

Fin dai tempi delle caverne, l'uomo ha sempre dimostrato interesse per tutto ciò che lo circonda e per tutto quello che ispira sentimenti di elevazione dello spirito che sebbene all'inizio fosse riferito a una mente preistorica, tuttavia non si discostava da quello che ancor oggi coinvolge l'umanità nell'apprezzare il bello.
Se dunque l'uomo si stupiva per le cose normali, tanto più per lo stupefacente sfavillio che i cristalli riflettevano all'interno delle grotte, sollecitati dalla luce emanata da rudimentali fiaccole ottenuta da rami secchi utilizzati a questo scopo.

Il cristallo, senza dubbio è stato uno degli elementi più spettacolari che hanno consentito all'uomo di valutare in positivo la scoperta del fuoco e gli ha permesso anche inconsciamente di identificare in esso una entità superiore capace di trasmettere, nello stesso tempo, sicurezza, protezione, timore, serenità o spavento.
Tutto questo in tempi nei quali la tradizione e la civiltà vivevano la loro fase embrionale, cioè prima che esplodessero quelle che la storia identifica oggi, nelle grandi realtà culturali dell'antichità.

Evidentemente non esistevano le preoccupazioni particolari di ricercare giustificazioni che non fossero in riferimento a situazioni facilmente collocabili nella sfera del divino e che rispondessero alla quotidiana necessità della vita. Questo può essere l'ipotizzabile crogiuolo nel quale si sono fuse le identità, successivamente trasformate in simbolo ed adottate per ogni specifica realtà. Di fatto il percorso storico del simbolismo attribuito alle gemme è maturato nella quotidiana ricerca di certezze più che di fragili e vaghe forme di ritualità, ancor sfuocate in un misto di gesti e di interpretazioni che alla luce della storia ben difficilmente si possono collocare in un contesto credibile di eventi posti a conferma della tradizione.
Anzi, poiché quest'ultima dovrà dalla identità della sovrapposizione di significati ideali riferiti ad un rapporto con l'entità superiore, fu facile pensare che essa potesse ritenersi appagata con l'offerta di stupendi cristalli dai multicolori riflessi. Non erano certamente quelli i tempi nei quali il simbolismo poteva vantare una storicità derivata soprattutto da un contenuto teologico ispirato ai fondamenti dei diversi modi di credere ai quali ciascuna religione aveva affidato la gestione diretta del momento di fede ispirato anche all'immagine.
Relazione a questi concetti si hanno nella testimonianza attuale di quelle popolazioni primitive che vengono a casuale contatto con la nostra cultura e civiltà.

Per trovare riscontro in una dimensione più efficacemente matura riferita alla configurazione simbolica delle pietre e delle gemme, occorre confrontare il testo biblico in ordine al Vecchio Testamento, dove in alcuni capitoli dei diversi libri dei quali è composto, si ha la sensazione che i cristalli rappresentino una realtà ben più salda di quanto non valgano le sole parole.
Evidentemente questa considerazione è senz'altro superficiale poiché la parola è la vera protagonista manifestata della volontà di Dio, tuttavia l'uomo ancor oggi e tanto più nell'antichità aveva ed ha bisogno di riferimenti facilmente constatabili prodotti nelle cose del mondo. Ecco perché le prescrizioni divine si occupano anche di come poter realizzare quel pettorale che il Sommo Sacerdote ebraico avrebbe indossato identificandosi con le Tribù elette del popolo di Israele. Dio conosce molto bene il cuore dell'uomo e lo penetra in ogni direzione per parlargli attraverso il simbolo e per guidarlo con le parole delle cose. Ed ancora paiono testimonianza viva, gli altri passi del testo bibblico dove si identificano, di volta in volta, le citazioni proposte circa l'impiego delle gemme quasi a confortare l'uomo che si muove alla ricerca del bene infinito. Non c'è dubbio che si comprenda meglio la limpidezza di un cristallo relativa alla condizione sovrannaturale del messaggio piuttosto che un discorso non sempre realizzabile nella pratica quotidiana.

Anche il contenuto del Nuovo Testamento si occupa di pietre e di perle e le colloca in posizione ancora una volta, privilegiata, a indicare non solo una preziosità venale e materiale ma molto di più: una ricchezza spirituale destinata ad essere sgabello e supporto alla parola di Dio, identificandosi in una virtù alla quale fare immediato riferimento per cercare la verità rivelata. L'Apocalisse di San Giovanni ci presenta poi, una fase di esaltazione dei cristalli e li configura come la base strutturale della Nuova Gerusalemme. Dunque l'Apostolo giunge a dare estrema importanza alle gemme tanto da proporle nella immaginaria dimensione di cariatidi del Nuovo Regno di Dio. Ecco perché nei secoli successivi alla testimonianza di Giovanni, la Chiesa attribuisce una indiscussa importanza a tutto ciò che rende immediata la visione delle sorti future dell'uomo. E' questo il momento nel quale ogni gemma acquista una particolare virtù simbolica.

Che l'uso delle pietre nella neonata Chiesa possa riferirsi alla tradizione apostolica non è del tutto provato, in ogni modo, se non proprio dei primi anni, l'impiego dei cristalli in ragione del loro significato, è certamente dei primi secoli. Gli evangelisti e lo stesso Paolo danno indicazioni dirette ed indirette sul valore delle gemme e ci tramandano la considerazione che esse avevano presso le popolazioni venute a contatto immediato con la loro predicazione.

Non può essere negato che parte della tradizione cristiana sull'uso delle pietre, derivi dalla radice pagana dove l'abitudine di indossarli era riferito a presunti effetti per lo più scaramantici ed è probabile che nei primi secoli di diffusione della nuova religione fondata di Cristo, i diffusori si avvalessero di pratiche quotidiane vissute dagli ambienti pagani per trarne spunto alla loro predicazione che per essere meglio compresa ed accettata doveva essere quanto più vicina possibile alle contingenti realtà.
Per certo si sa che la Chiesa non accettò mai il riferimento scaramantico legato alle pietre ma non si può negare che abbia accettato e ricondotto a sé quello mirato al culto di divinità pagane.

A tal proposito molti cammei o gemme incise con effige di Giove, Marte, Mercurio o dei medesimi imperatori, furono reinterpretati come immagini di Dio, di Cristo, dei Santi ed altre con divinità femminili furono attribuite alla Madre di Gesù sebbene il suo culto sia stato avviato in epoche successive a quello della diffusione apostolica del Vangelo.
Questa è la ragione per la quale molti vasi destinati alla liturgia cristiana eucaristica, furono adattati a questo utilizzo da preesistenti impieghi nell'uso domestico o cultuale delle dimore patrizie dei pagani. Quindi l'uso delle gemme nella Chiesa è stato dapprima come ornamento nella suppellettile sacra e successivamente nell'uso alle gerarchie ecclesiastiche in funzione alla loro distinzione.

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