Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa...
In un minuscolo territorio là dove erano gli orti di Nerone e dove Pietro ha voluto identificare la propria passione con quella di Cristo, è stato eretto un trofeo ammirabile della fede, testimoniato nei secoli dalla presenza pressoché ininterrotta dei successori del Pescatore di Galilea che per primo ha ricevuto il peso di quelle chiavi capaci di aprire le porte del cielo.
La roccia della chiesa, il primo fra gli apostoli, il capo della neonata comunità cristiana di Roma, Pietro, ha confermato e confessato, con la vita, la parola ricevuta e la sua unica esperienza nel Cristo risorto.
Là, dunque, continua a vivere il Vicario del Redentore; insegna, offre, presiede, invoca e sollecita a chi la cerca, la vera fece.
Era così ieri, è così oggi, lo sarà per sempre!
In quel piccolo fazzoletto di terra, lambito dalla riva del Tevere, si sono santificati i momenti più significativi dello svolgersi di duemila anni di cristianesimo e si sono annunciate, con parole quanto mai solenni, le più accorate suppliche perché l’umanità rimanga salda in quel vincolo annunciato sulle rive del Giordano in quel comandamento unico che dice di amare Dio e di far altrettanto con tutti i fratelli.
Su quella terra dove fu eretta la prima basilica sulla tomba del principe degli Apostoli, ancora oggi è collocata la sua cattedra che è simbolo definitivo della integrità della fede; è quello il luogo in cui Pietro parla per essere ascoltato dal mondo ed è per quella cattedra che i fedeli di ogni luogo della terra hanno conservato la tradizione apostolica.
E’ proprio là che sono collocate le sorgenti di quel grande fiume che è la Chiesa e dove ogni cristiano attinge le giuste misure per realizzare altrove, quell’abito che lo distingue e porta alla perfezione dello spirito.
Nessuno può dire di recarsi in Vaticano solo per curiosità o solo per interesse artistico, nessuno può far finta di niente di fronte a quel chiaro monito che risuona inquietante tra le colonne della basilica; ciascuno secondo il proprio credo va per ringraziare, per comprendere, per imparare, per rinnovarsi, per ascoltare; da una moltitudine di secoli si va per incontrare il Papa.
“Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa…”; sembrano e sono solo parole, ma hanno una ricchezza che non può essere confrontata con nessun tesoro, solo un dono proiettato nel Mistero che ci è stato lasciato dallo stesso Signore, un regalo per noi che abbiamo bisogno, sempre di più, di essere illuminati su ciò che incontriamo sul cammino della vita.
Ecco perché la figura del Papa è legata a Pietro e Pietro a Cristo; è infatti dal Salvatore che nasce il progetto, sempre nuovo, di coinvolgere l’uomo nel suo disegno di salvezza ed è da Lui che chiede a chi crede di farsi portavoce del suo messaggio di speranza che non può arrestarsi dinanzi a qualsiasi barriera.
Dunque, chi va a Roma va in cerca di un tesoro e lo trova nella memoria sempre attuale del Pescatore di Galilea che oggi vive nella persona del suo successore: non c’è bisogno di altro per l’occhio della fede ma forse serve anche vedere per l’occhio dell’umano che esiste in ciascuno di noi.
Ecco perché la cattedra di Pietro si è circondata di segni che sanno suggerire al cuore i motivi della fedeltà a quel credo testimoniato e rinnovato con le parole della Chiesa.
I segni sono diventati, nel tempo, autentici capolavori di un’arte che è stata voluta e spesa al servizio di Dio perché fosse la degna ancella del supremo Creatore.
Insigni maestri hanno lasciato il loro segno, dipinto o scolpito, architettonico o cesellato ma sempre intriso di volontà e devozione per Pietro che ancor oggi vive sulla tomba dell’antico martire.
Nel tempo si sono affiancati, uno dopo l’altro, i ricordi della memoria che hanno caratterizzato le epoche e le persone; tante cose sono mutate, tante sono rimaste ma tutto è sempre stato interpretato secondo un piano simbolico riferito a Colui di cui il Papa è Vicario.
Dalla semplicità dei riti si è passati alla solennità delle cerimonie, dalla melodia della voce si è giunti alla coralità dei pontificali ed in ogni caso il Papa ha sempre proceduto con gesto fiero e voce ferma l’insegnamento di quelle verità che hanno consentito alla Chiesa di navigare, anche in mare tempestoso, fino ad oggi.
La tiara, la mitria e poi il triregno, hanno sottolineato il passo della storia e la necessità di identificare visibilmente il pontefice con un segno; sono stati gli interpreti muti di vicende meglio descritte nei libri delle cronache che negli annali della fede, tuttavia hanno lasciato a noi una incredibile eredità cioè la chiave di lettura di un filo invisibile che ci lega al passato ma che è la premessa del domani.
Anche in San Pietro, nel giorno della ricorrenza liturgica della festa del Santo si usa ancora ornare la statua bronzea dal piede reso liscio per i segni della devozione che si sono ripetuti nel tempo con un sontuoso triregno che poi si conserva nel tesoro della basilica, ma quello non è un retaggio di sentimentale nostalgia, è la volontà credibile di affermare un primato unico che da sempre si ripete.
Il Papa di oggi non indossa il triregno, i tempi si sono trasformati e i segni sono cambiati, tuttavia nel potere del Vicario di Cristo, nulla è modificato nella sua pesante responsabilità di condurre il popolo verso la pienezza della verità e dell’amore.
Anche con il triregno sulla testa, il pontefice non cessò mai di essere il servo dei servi di Dio, così come oggi non cessa mai di adempiere alla chiamata di Cristo che volle farlo, con i suoi fratelli nel sacerdozio “… pescatori di uomini…”.